Gabriella Cinti

Gabriella Cinti

Gabriella Cinti was born in Jesi, near Ancona. She studied Modern Literature at the University of Genoa, and completed her PhD at Università di Roma 2 Tor Vergata. Poetry is presently her subject of study, as well as philosophy of language, anthropology, archaeology of European languages, etymology with a specific accent on ancient Greek poetry, which she also interprets in the framework of various art and theater events.

Poetry collections: Suite per la parola, Péquod, Ancona, 2008, awarded the 2008 Premio Nabokov poetry prize; Euridice è Orfeo, Achille e la Tartaruga, Torino, 2016 (reviewed by Franco Manzoni in Corriere della Sera); Madre del Respiro, Moretti e Vitali, 2017, with an introduction by Alberto Folin.

Critical production: Il canto di Saffo-Musicalità e pensiero mitico nei lirici greci, Moretti e Vitali, Bergamo, 2010 with an introduction by Angelo Tonelli, awarded the Premio speciale Città di Cattolica 2012, and the second prize for a critical work by Cinque Terre-Golfo dei Poeti 2013. Her poems are featured in a number of poetry anthologies.

Unpublished works: the poems in her new collection Euridice a Orfeo were awarded the Press Poetry Prize at Concorso di poesia “Città di Acqui Terme” 2012, the first prize at Concorso Rodolfo Valentino Sogni ad occhi aperti, 2013, and Viaggio verso l’uno, awarded the second prize by Concorso Acqui Terme’s other jury. The poetry Madre del respiro awarded the second prize by Concorso “Laudato sie mi’ Signore” 2017 and Euridice è Orfeo reached the final at the Concorso Internazionale “Città di Como”, 2017 “Guido Gozzano” 2017; Madre del respiro reached the final at the Concorso Internazionale “Città di Como”, 2017. Furthermore, Madre del respiro, officially noticed at the Premio Lorenzo Montano 2017.

Cinti has published critical works in different specialized reviews, such as Mosaico, Rio de Janeiro’s Brazilian Universities, 2014.

Contact: gabriella.cinti@yahoo.it

 
EURYDICE TO ORPHEUS

It must have been my not existing, and for so little,
I sprang nimbly into the light
only to become your inner word,
filch your letters, the true song, of flesh
more eternal than your earlier enchantments.
You owe me your poet’s nature,
the leap from myth to poetry’s body.

Thus, for the paradox of aphania
I have through a blighting vision become
a lantern of sounds in your eyes and the world’s.
I was the mirror of yourself lost –
not you losing me –
I had to teach you how to die
to become a human song greater than that
you once bewitched stones and nature with.

Beyond the myth.

I am the shadow that engendered your voice,
you dissolved me to make poetry true,
and seeing me blinded your divine eyes
and your new pupils renounce
my figurine to possess the world
in the narrating eye of Poesy.

And yet I am your Cause,
you lost my name and my pulse
but will find me in all names and in every hand,
in the crystal of my transparent voice
I’ll speckle your world into a prism.

I guide you in song
naked and powerful Love, a subject lost
yet flashing like the goddess and your Muse.

You descended in Yourself, past Hell and
the facile wonders the gods gave you,
and for me you wander along the creating
path, a land of conquest where
only my shadow lends you being.

And my justice has made my reflection
into your image – and collapsing the distance
I merged with you for Poetry
to arise from my sacrifice.

I allowed you to lose me and lose yourself
so that poetry could blossom in the world
from you and beyond you
in the dream oracles of your severed head.

Only Love renounces life, body, and memory
to be but Word,
fiery names that kindle the night of the world.

I’m gone now and perhaps never was,
living just long enough to die
and give you life beyond my death and your own.

May the rustling garments I never had
– the shadow-dress Moira fashioned for me –
be the true lyre for your song
and return to the gods along the path of Man.

In the knowledge that your wings are mine.

(© Translation, Steven Grieco-Rathgeb)
Gabriella Cinti, Euridice è Orfeo, Achille e la Tartaruga, Torino 2017

 
EURIDICE A ORFEO

Sarà stato il mio non essere e per così poco
sono balzata agile nella luce
solo per farmi parola in te
per soffiarti le lettere, il canto vero, di carne
più eterno dei tuoi incanti di prima.
mi devi la natura di poeta,
il salto dal mito nel corpo di poesia.

Così per paradosso di afanìa
sono diventata per visione che cancella
lucerna di suoni negli occhi tuoi e del mondo.
Sono stata lo specchio del tuo perderti
non di perdere me che dovevo insegnarti a morire
per divenire canto umano più alto di quello
con cui hai stregato pietre e natura.

Fuori dal mito.

Sono l’ombra che ti ha generato la voce,
mi hai dissolto per inverare la poesia
e vedermi ti ha accecato gli occhi divini
e le tue nuove pupille rinunciano alla mia figurina
per prendere il mondo nell’occhio parlante della poesia.

Eppure io sono la tua Causa
hai perso il mio nome e il mio polso
ma mi troverai in tutti i nomi e in ogni mano,
nel cristallo della mia voce trasparente
ti screzierò il mondo in un prisma.

Ti guido nel canto
Amore nudo e potente, persa come soggetto
lampeggiante come dea e Tua Musa.

Sei sceso in Te, oltre Ade, oltre i facili prodigi
donati a te dagli dèi,
e per me ti aggiri nel cammino del creare,
terra di conquista dove solo la mia ombra ti fa essere.

E la mia giustizia ha fatto del mio riflesso la tua immagine
e precipitando la distanza mi sono fusa in te
perché Poesia nascesse dal mio sacrificio.
Ti ho permesso di perdermi e di perderti
perché poesia geminasse nel mondo da te e oltre te,
negli oracoli di sogno della tua testa spiccata.

Solo l’Amore rinuncia a vita, corpo, e memoria
per essere solo Parola,
nomi di fuoco per accendere la notte del mondo.

Non essendoci più e forse mai stata,
sono vissuta giusto il tempo di morire
e di donarti la vita oltre la mia e la tua morte.

Possa il fruscio delle vesti mai avute,
dell’abito d’ombra che Moira mi ha tessuto,
essere la vera lira del tuo canto
e tornare agli dei per la strada dell’Uomo.

E sapere che mie sono le tue ali.

© Gabriella Cinti, Euridice è Orfeo, Achille e la Tartaruga, Torino 2017

 
THE SLEEP OF THE GODS

After song
I dress in silence
as I classify the green assault
of fragrances
like yellowing picture books
of wayward hopes.

I think time through impossibility’s lens,
and there is no wind that opens up
private epiphanies.

The gods’ sleep cuts off my breath,
while an invisible eclipse
nails me down to the now,
my back turned away from life.

And yet,
in the whirlpools of nothing,
flying across the curtains of sentiment,
in the silk slipping through my thoughts
I read the music of your absence.

I lift off from your eyes
– mine in a borrowing of love –
and regain height
past the bars that hinder my flight.

And you’ll see me glide
inside the blue I belong to,
in the sweet place of recognition,

in the gold gathered from deep woods,
laid down sparkling on my face.

Love me do,
like the racing wind
and the light that sings,
in the resplendent truth
that makes us eternal.

(© Translation, Steven Grieco-Rathgeb)
Gabriella Cinti, Euridice è Orfeo, Achille e la Tartaruga, Torino 2017

 
IL SONNO DEGLI DEI

Dopo il canto
mi vesto di silenzio
mentre catalogo l’assalto verde
dei profumi,
come album ingialliti
di speranze indisciplinate.

Penso il tempo nella lente dell’impossibile,
e non c’è vento che apra
private epifanie.

Il sonno degli dèi mi chiude il respiro,
mentre un’eclissi invisibile
mi configge nell’oggi,
con la schiena voltata alla vita.

Eppure,
nei mulinelli di niente,
trasvolanti tra cortine di sentire,
nella seta scivolante tra pensieri,
leggo la musica della tua assenza.

Decollo dai tuoi occhi,
miei per prestito d’amore,
e riprendo quota
oltre le sbarre che arrestano il volo.

E mi vedrai planare,
dentro l’azzurro a cui appartengo,
nel luogo soave del riconoscimento,

nell’oro raccolto nel folto del bosco,
a barbagli posato sul viso.

Amami,
così come corre il vento
e come canta la luce,
nella verità risplendente
che ci eterna.

© Gabriella Cinti, Euridice è Orfeo, Achille e la Tartaruga, Torino 2017

 
SNAIL SHELL’S PASSION

Where did the light take us
when it made us figures of fire
in red Centre of the heart-truth?

If the body’s thinking treasure chest
preserves the footprints,

I think of the Goddess who chose my skin
to write her pages
and the waves of my meanders
racing our infinity.

Vibrant amber’s mystery
fills time with electric love.

I, a snail’s shell that dances passion,
sinking into life’s abyss.

(© Translation, Steven Grieco-Rathgeb)
Gabriella Cinti, Euridice è Orfeo, Achille e la Tartaruga, Torino 2017

 
CHIOCCIOLA D’ARDORE

Dove ci portava la luce
quando ci ha reso figure di fuoco
nel Centro rosso del cuore-verità?

Se lo scrigno pensante del corpo
conserva le impronte,

penso alla Dea che ha scelto la mia pelle
per scrivere le sue pagine
e le onde dei miei labirinti
correndo il nostro infinito.

Il mistero dell’ambra vibrante
riempie il tempo di amore elettrico.

Chiocciola che danza l’ardore,
mi inabisso nella vita.

© Gabriella Cinti, Euridice è Orfeo, Achille e la Tartaruga, Torino 2017

 
ON THE MEDITERRANEAN

My blue gaze is a perfect round,
sea-drenched:
you, Mediterranean, who heal
these grieving waves,
I welcome the froth of your many dolphins
like the fins of another way of flying.

Let my home be
the throbbing halo on your skyline,
my body speechless in a strip of light

and I breathe an unknown bliss,
an absence of wind
that slips the Orient into my senses.

Unheard-of miracle,
of a feast that is only secret
now you are the course I set on
to reach further landings,

for the jade compass
surfacing in these hands of mine
that no longer dared to hope.

So I enter
the absolute diagonal
of your turquoise heart of light.

(© Translation, Steven Grieco-Rathgeb)
Gabriella Cinti, Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo, 2017

 
SUL MEDITERRANEO

È tutto rotondo l’azzurro del mio sguardo
inzuppato di mare,
Mediterrraneo mio, guaritore
di queste onde di pena,
ne accolgo le schiume delfiniche
come pinne di altro volare.

Scelgo come casa
l’alone pulsante dell’orizzonte,
muto il mio corpo in striscia di luce.

Io più non cammino,
ho donato i miei piedi
alla scia di smeraldo
che mi bagna l’anima

e respiro ignota beatitudine,
assenza di vento
che insinua l’oriente nei sensi.

Inaudito miracolo
di festa solo segreta
ed ora mia rotta
di nuovi approdi,
per la bussola di giada
affiorata tra le mie mani
che non potevano più sperare.

Entro così
nel diagonale assoluto
del tuo cuore turchese di luce.

Gabriella Cinti, Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo, 2017

 
MOTHER OF BREATH

Mother of Breath
who transformed the wind into colour
you reach me through the persistence of murmurs,
innate nascent
Lady of Auspice
deposed in almond of awareness

to make the soul’s buds bloom
in the gem-studded bottom
of the spring word.

It will be easier to understand you
in branches of light,
Design of an expanded sun
out of the game closed
in the sealed ark of days.

Mother of Smile,
of the gift understanding
that warms the white mourning
of too many mornings,
to see consolation hoisted
your intrepid flag

and feel the tight tangle of the impossible
melting in the veins,
unfastened trap snap
in Your single mild breath.

Mother of Stars,
of the infinite ones and of the one
at my throbbing side.

Mother of the Eyes,
brightness with no vision,
You show me the bottom
of the gaze
accomplished for you
in the elsewhere garden.

Mother of Meanings
I will never cease following
your signs,
blooming lessons of the soul.

Mother of the Azure,
breathing iris of the firmament,
green lightning of discernment.

Mother of Voice,
Everlasting grace in the word
abyss peach nourished with the unexhausted.

Mother of the primordial spark,
rising from the rooms of our beginning,
singing prophecies of love
in flickers of wing,
undo me from the mistletoe nothingness
give me the air of the smile
the faith in the invisible
the limitless embrace without hands,
so that height be only
the most intimate border of the beyond.

Mother of Essence,
generous shell of the universes

widen up the infinite in the smallest
of grains,
that I may grasp for you
the order of mystery,
you messenger of the Game

the clear profile of the Beginning
the one time of the Whole.

(© Translation, Patrizio Gasperini)
Gabriella Cinti, Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo, 2017

 
MADRE DEL RESPIRO

Madre del respiro,
che hai fatto del vento un colore
e mi arrivi per oltranza di soffi,

innata nascente, Signora dell’Auspicio
deposto in mandorla di coscienza,

a fiorire germogli d’anima nel fondo
gemmato della parola sorgente.

Più facile sarà capirti
in diramazioni di luce,
disegno di sole espanso
fuori dal gioco chiuso,
nell’arca sigillata dei giorni.

Madre del sorriso,
del comprendere per dono
che scalda il bianco
lutto di troppe mattine,
a vedere issata la consolazione,
tua intrepida bandiera

e sentire nelle vene sciolto
il glomo stretto dell’impossibile,
disserrato lo scatto di trappola
in un Tuo solo soffio mite.

Madre delle stelle,
delle infinite e di quella
al mio fianco pulsante.

Madre degli occhi,
splendenza senza visione,
mi additi il fondo dello sguardo
per te compiuto nell’ultimo
giardino dell’altrove.

Madre del senso,
non finirò di inseguire
i tuoi segni,
lezioni d’anima fiorite.

Madre dell’azzurro,
respirosa iride del firmamento,
lampo verde di intendimento.

Madre della voce,
grazia perdurante in parola
pesca d’abisso nutrita di inesausto.

Madre della scintilla prima
emersa dalle stanze del principio,
cantando profezie d’amore
in battiti d’ala,

scioglimi dal nulla di vischio
donami l’aria del sorriso
la fiducia dell’invisibile
l’illimite abbraccio senza mani

perché l’alto sia solo
il confine più intimo dell’oltre.

Madre dell’Essenza,
conchiglia generosa degli universi

spalanca l’infinito
nel più piccolo dei granelli,
io sappia per te l’ordine del mistero,
messaggera del Gioco,

il contorno esatto dell’Inizio
il tempo uno del Tutto.

© Gabriella Cinti, Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo, 2017

 
THE FIRST NIGHT OF LIGHT

On the foothills to silence
amid the final ferns of the naming,
where the word burnishes
in a mourning of absence

I bear the edges of what’s possible
with a thought of warmth,
I, auspicious she-pelican,

moor my feathers beyond
the wharf of emptiness.

The unfulfilling premise of the visible
shudders through the morning

and an autumnal pietas nourishes
the seed of impermanence,

the breath from stone
my tunic of time present.

Fading, the world of imploded light
and a wilted odour wafts from single minutes,
a host surrendering to the precipice.

And yet, lunar translucence recalls

in the heart brimming darkness
the round moment that is here now,
golden immanence and
the kingliness of this instant.

The perfect place glitters phosphenically,
set gem-like in stillness
where once the goddess of smile
granted wings to your invisible lips.

Rust powders your silence,
may your throat fallen in the abyss
and the final gesture both be the eel
fleeing from the shape of your void,
unvanquished torsion slipping beyond,

so that in the dark room
of my voice, mouth to mouth with nothingness,
I may earn the first night of light.

(© Translation, Steven Grieco-Rathgeb)
Gabriella Cinti, Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo, 2017

 
LA PRIMA NOTTE DI LUCE

Alle pendici del silenzio,
tra le ultime felci del nominare,
dove s’imbruna la parola
in lutto di assenza,

mi addosso i lembi del possibile
in pensiero di tepore,
pellicana dell’auspicio

ormeggiando le piume
oltre la banchina del vuoto.

L’inappagante premessa del visibile
brivida il mattino

e pietas autunnevole feconda
il seme del provvisorio,

il respiro della roccia
mia tunica di presente.

Stinge il mondo di luce implosa
e appassito odore esala dai minuti,
schiera rassegnata al precipizio.

Eppure illunata diafania ricorda
nel cuore pieno del buio
l’attimo rotondo apparso,
immanenza d’oro e
regalità d’istante.

Barbaglia in fosfeni il luogo perfetto,
incastonato nell’immobile,
dove la dea del sorriso
concesse ali alle tue labbra invisibili.

La ruggine ti impolvera il silenzio,
la tua gola caduta nell’abisso
e l’ultimo gesto sia fuga d’anguilla
dalla forma del tuo vuoto,
irriducibile torsione sgusciando nell’oltre,

perché, nella camera oscura
della voce, bocca a bocca con il nulla,
io vinca la prima notte di luce.

© Gabriella Cinti, Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo, 2017

 
GREY AMBER OF THE WORD

Remain to me,
you, thinking shadow, emanating
from the core of this word,
window of Being
that brings my flight to an end.

Cross me through, soul and skin,
like the wind god
to upset the fragments of light
in the brittle mosaics, fabrics
for a stubborn music of gestures.

Persist with me
if you reach the last river bed
where I grow the ultimate anthracite
footprint of boiled down fire,
burned mystery at the supreme depth
amid the ashes of time exploded.

And so descend in me,
where the light has no beginning,
where the eyes unused
to brightness may now utter each syllable
glimmering amid white heartbeats.

Recompose
and strengthen me
in the cracks between letters,
the sounds fallen to void’s oblivion,
the abandoned windows
of the lonely cry.

Become me,
in the blurred twilight of signs,
the iron-like emery
of a burnished diamond,

fossil vertigo, re-ignited
in a flight of hammerheads,

grey amber
in the body of the word.

(© Translation, Steven Grieco-Rathgeb)
Gabriella Cinti, Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo, 2017

 
AMBRA GRIGIA DI PAROLA

Rimanimi
Ombra pensante emanata
dal cuore di questa parola,
finestra dell’essere
per arrestare la fuga.

Transitami in anima e pelle
come il dio del vento
a scompaginare i frantumi di luce
nei fragili mosaici tessuti
per ostinata musica di gesti.

Persistimi
se giungi nell’alveo ultimo
dove coltivo l’estrema la traccia
antracite del fuoco decotto,
mistero combusto al fondo estremo
tra le ceneri del tempo esploso.

Scendimi dunque
dove la luce non ha inizio
dove lo sguardo disaduso
al chiarore prenda a sillabare
i barlumi tra battiti bianchi.

Ricomponimi e
saldami
tra fratture di lettere,
i suoni caduti nell’amnesia del vuoto,
le finestre abbandonate
del grido solitario.

Diventami,
al crepuscolo indistinto dei segni
smeriglio ferrigno
di abbrunato diamante,

vertigine fossile riesplosa
in volo di capodogli

ambra grigia nel corpo
della parola.

© Gabriella Cinti, Madre del respiro, Moretti e Vitali, Bergamo, 2017

 
Published with the permission of Gabriella Cinti